L’intervista all’onorevole Piero Fassino, segretario dei Democratici di Sinistra, a proposito dell’elezione del Presidente della Repubblica (Il Foglio quotidiano, 6 maggio 2006), apre uno scenario inquietante sulla cultura costituzionale diffusa nel ceto politico. Certo, dall’esito referendario del 1993 abbiamo assistito a prese di posizione davvero discutibili, a tentativi di riforma costituzionale di deliberato stravolgimento della Carta del 1947 (l’ultimo dei quali sarà sottoposto a un giudizio popolare il prossimo 25 giugno, i cui esiti non sono del tutto scontati), a prassi parlamentari (sostenute da poco meditate modifiche regolamentari di segno efficientista) che hanno sensibilmente alterato la funzione ed il ruolo delle Camere. In questo quadro, le istituzioni di garanzia, Presidente della Repubblica e Corte costituzionale, sono state sottoposte ad una inedita tensione, si pensi al pressing che hanno dovuto subire, rispettivamente, in occasione della promulgazione (o del rinvio) di talune leggi o dei giudizi aventi ad oggetto controversie ad alto grado di politicità.