Un nuovo ideale à la page per il repubblicanesimo aristocratico europeo: “la politica della civilizzazione”

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“Per una politica della civilizzazione” è un libro scritto da Edgar Morin nel 1997 (ed. Arléa), ove l’Autore analizza, in particolare, la riforma del servizio pubblico francese, auspicando che esso non si disintegri ad opera del «liberalismo economico europeo generalizzato». La “politica della civilizzazione” pensata da Morin mette «l’uomo al centro della politica, in quanto fine e mezzo» e mira a «promuovere il buon vivere invece che il benessere».
La Conferenza stampa di Nicolas Sarkozy, tenuta all’Eliseo l’8 gennaio 2008, è tutta incentrata sul concetto di “politica della civilizzazione”, «pour que» – si legge nel discorso – «la France soit l’âme de la nouvelle Renaissance dont le monde a besoin». Nella “politica della civilizzazione” rientra, ad esempio, l’idea di riscrivere – con l’aiuto dell’ex ministro e prima donna ad aver presieduto il Parlamento europeo, Simone Veil – parte del Preambolo della Costituzione francese, introducendo esplicitamente l’uguaglianza uomo-donna, il rispetto delle diversità, l’integrazione delle minoranze e alcuni principi di regolazione della bioetica. Vi rientra anche una generica idea redistributiva, consistente nella richiesta alle imprese che guadagnano molto di distribuire parte dei loro profitti ai dipendenti. Si auspica, altresì, un ridimensionamento del capitalismo finanziario in favore del capitalismo produttivo ed industriale e, contestualmente, una valorizzazione delle questioni ambientali. Vi rientra il duplice obiettivo di aumentare la crescita rilanciando le imprese e ridare dignità ai lavoratori. Insomma, sembra essere la formula magica di una nuova scienza regia: eliminare i limiti nazionali dell’espansione illimitata del capitale e sottomettere l’espansione illimitata del capitale ai limiti delle nazioni. È ciò che nel linguaggio comune si chiama “modernizzazione”. Sembra la perfetta coniugazione tra il principio della ricchezza e il principio del progresso sociale e scientifico che fonda la nuova legittimità oligarchica.
A guardare bene, infatti, la “politica della civilizzazione”, nelle mani di Sarkozy, non è uno strumento antagonistico ed alternativo rispetto alla logica unidimensionale dell’illimitato potere della ricchezza. Il compito dei governi europei, in altre parole, resta sempre quello di una gestione realista del presente, eliminando gli ostacoli all’interno degli stati nazionali che si oppongono al libero movimento dei beni e dei servizi. Lo si comprende non appena “la politica della civilizzazione” smette i panni del manifesto umanista e assume le vesti di una dichiarazione programmatica tesa a conformare i rapporti sociali. Vi si legge, infatti, che: «Ce sera une politique qui sera partie prenante d’un dessein plus vaste, celui de la rènovation de notre modale républicain, de ses principes, de son fonctionnement, de son adaptation aux réalités èconomiques, sociales, culturelles du XXI siécle. Ce sera une politique qui ne sera pas séparable de la rénovation de l’école, de la modernisation du service public, de l’accompagnement des chômeurs, de la sécurisation des parcours professionnels, de la politique du logement, des conséquences du Grenelle de l’environnement. Ce sera une politique qui sera concernée par la réponse que notre société apportera à des questions fondamentales. Comme celle de savoir comment redonner sa chance à celui qui a subi un échec ou comment permettre à celui qui veut entreprendre de trouver les moyens de le faire». Qui c’è tutta l’ideologia social-mercatista europea sul lavoro, l’impresa, la flessicurezza, l’educazione scolastica, le opportunità di vita. Tanto è vero che Sarkozy rivendica, nel suo discorso, la paternità del nuovo Trattato modificativo firmato a Lisbona, quale espressione compiuta della nuova “politica di civilizzazione” da lui stesso promossa: «L’Europe a besoin d’une politique de civilisation. Elle a besoin de s’humaniser. Elle a besoin de se débureaucratiser. Elle a besoin de plus politique et de moins de technocratie. C’est le but que la France s’est fixé et qu’elle a contribué a atteindre en proposant et en faisant adopter le Traité simplifié. Maintenant l’Europe a un cadre et des régles pour décider. A la fin de la présidence française, mon objectif est qu’elle ait avancé dans la voie d’une politique commune de l’immigration, d’une politique commune de la défense, d’une politique commune de l’énergie et d’une politique commune de l’environnement».
Probabilmente la locuzione « politica della civilizzazione » è destinata ad avere fortuna. Crea una cultura del consenso che ripudia gli antichi conflitti e, di fatto, consente ai governi, da un lato, di parlare agli elettori come a una totalità unica ed oggettivabile e, dall’altro lato, di deresponsabilizzarsi, comportandosi, al di là degli appelli a un vago umanesimo, come accorti gestori degli effetti locali della realtà economica e produttiva mondiale.