Abstract
L’articolo analizza la disciplina italiana dei concorsi universitari nella sua recente evoluzione segnalandone difetti e criticità, con particolare riferimento alle tensioni generate dalla normativa vigente con i principi del buon andamento della pubblica amministrazione, dell’autonomia universitaria e del principio di ragionevolezza ed in riferimento all’obiettivo di una corretta selezione dei candidati più meritevoli. In conclusione si avanza qualche proposta utile ai fini di un necessario intervento correttivo ad opera del legislatore.
The essay analyses the Italian national regulation on university scholars and professors recruiting system and its recent reforming acts, criticizing it for violations of Italian Constitution and legal system in connection with principles of efficiency and impartiality of the administration, freedom of research activities, university selfgovernment and in order to grant a better selection of the best candidates. The work conclusions deal with some reform proposals to reduce these actual defeaters.
Sommario: 1.- Gli attuali sistemi di reclutamento e la loro logica. – 2.- Come funzionava prima. – 3.- Cosa non va. – 4.- Come se ne esce?
1.- E’ possibile che lo Stato e la docenza universitaria abbiano qualcosa in comune? Si direbbe di no, perché tutto sembra contrapporli: la storia (la docenza universitaria nasce e si sviluppa, come istituzione sociale, nel Medioevo e prima dell’avvento dello Stato moderno); la funzione (la prima, al contrario del secondo, non ha da governare, ma ha da pensare e da aiutare a pensare); le relazioni reciproche (la docenza universitaria dovrebbe essere il luogo del pensiero critico, quale che sia l’interesse dei titolari, di volta in volta, del potere statale). Eppure, ormai, la coppia (preciso che mi riferirò solo alla docenza universitaria italiana) condivide il medesimo destino.