Luca Antonini – Capo del Dipartimento per le riforme istituzionali
Caro Prof. Volpi,
in relazione al suo articolo sui questionario sulla consultazione avviata dal Governo sulle riforme costituzionali, che lei definisce “orientato e truffaldino”, ritengo opportune alcune precisazioni. Innanzitutto a garanzia della correttezza della consultazione, preciso che il Governo ha ritenuto che tutto il processo, essendo diretto a coinvolgere un vasto pubblico, fosse validato da un comitato scientifico presieduto dal prof. Francesco Profumo e composto, fra gli altri, da esperti Istat che hanno vigilato sulla neutralità delle domande.
In secondo luogo, entrando nel merito delle sue osservazioni, è opportuno precisare che la legge elettorale è stata esclusa innanzitutto perché si tratta di una consultazione sulle riforme costituzionali e perché, inoltre, la legge elettorale dipende logicamente dalla forma di governo. Infine, ma solo marginalmente e a titolo personale, mi permetto di osservare che uno degli errori del passato è stato proprio quello di pensare che cambiare la legge elettorale senza intervenire sulla forma di governo potesse essere la cura di tutti i mali: i risultati li abbiamo sotto gli occhi, compreso il Porcellum. Riguardo alle domande sulla forma di governo lei accusa il questionario governativo di “accorgimenti truffaldini”. Se da un lato riconosce che l’opzione zero, ovvero nessun cambiamento, è già inserita nel questionario di primo livello, dall’altro ritiene che sia stata indebitamente esclusa l’ipotesi di una razionalizzazione della forma di governo parlamentare rafforzando i poteri del Parlamento, anziché quelli del Governo. Al riguardo va precisato che se la sequenza posta nel questionario di primo livello limita alla casella “altro” l’opzione per l’ipotesi di rafforzare il Parlamento a scapito del Governo, il questionario di secondo livello pone, invece, la stessa domanda con un casella aperta che permette tutte le specificazioni possibili; sul mancato riferimento alla sfiducia costruttiva che lei lamenta, nel questionario di secondo livello c’è, infine, una domanda dedicata. Sempre nel questionario di secondo livello, è poi chiaramente considerata con una opposita domanda la questione delle garanzie dell’opposizione e dei relativi poteri di controllo: non è quindi stata ignorata, come invece lei sembra sostenere. Una domanda specifica, già nel questionario di primo livello, riguarda poi le forme per migliorare l’efficienza del Parlamento e al riguardo la questione del numero dei parlamentari o quella della qualità della produzione o quella delle leggi di iniziativa popolare non possono certo essere considerate, come lei sembra invece ritenere, marginali.
Quanto alla questione del “Capo del Governo”, dizione utilizzata nelle domande del questionario di secondo livello e solo nella nota esplicativa di una domanda di primo livello, si tratta evidentemente di una semplificazione, presumendo democraticamente che anche la compilazione del questionario di secondo livello possa avvenire da parte di un pubblico vasto e non solo elitariamente da parte di accademici; sarebbe infatti stato problematico e non chiaro specificare, in relazione alle varie domande poste, le differenze tra Presidente del Consiglio, Primo ministro, Cancelliere, ecc. La semplificazione quindi avviene utilizzando i termini “Capo del Governo” e “Capo dello Stato” per permettere una maggiore chiarezza nelle alternative. Quanto al riferimento alla “distorsione scientifica” sul semi presidenzialismo è chiaramente noto quanto lei afferma in relazione alle differenze tra questa forma di governo – in forza delle diverse circostanze che possono caratterizzarne lo svolgimento – sia da quella presidenziale sia da quella parlamentare, ma si trattava, come specificato sopra, di prospettare il nucleo essenziale delle opzioni, permettendo, anche in relazione al questionario di secondo livello, di raccogliere le opinioni del più vasto numero di partecipanti possibile, permettendo che chiunque, pur non essendo accademico, ma avendo tempo e voglia, potesse partecipare e dire la propria opinione in relazione a questioni che riguardano la vita di tutti e non possono essere riservate alle sole élite. Una terza fase della consultazione pubblica sarà dedicata al coinvolgimento e al dibattito anche nelle università: quella sarà la sede dove gli ulteriori approfondimenti potranno essere considerati.
Da ultimo, mi permetto di osservare che è sempre presente, nelle varie risposte, una opzione conservativa del sistema attuale: non mi sembra pertanto che il questionario e il comitato di garanzia che l’ha verificato meritino i toni molto forti che lei utilizza nel suo articolo.
Un cordiale saluto
Prof. Luca Antonini
Capo del Dipartimento per le riforme istituzionali