Il Rapporto che si propone all’attenzione dei lettori è stato stilato dal commissario europeo per i diritti umani Alvaro Gil-Robles, in occasione della sua visita ufficiale in Italia, durante il periodo compreso tra il 10 e il 17 giugno 2005.
Nel Rapporto si evidenzia come, pur essendo, in generale, garantito un elevato livello di protezione dei diritti umani, l’Italia, tuttavia, contribuisca, in misura notevole, «a determinare il sovraccarico di lavoro della Corte europea dei diritti dell’uomo. E’ infatti il quinto Stato per il numero di ricorsi dinanzi alla Corte ed è il primo in termini di condanne. Inoltre, è il paese che registra il numero maggiore di mancata esecuzione delle sentenze» (p. 6).
I temi “caldi” oggetto dell’attenzione specifica e della preoccupazione del commissario europeo sono i seguenti: a) difficoltà di funzionamento della giustizia italiana; b) condizioni disastrose del sistema carcerario, dovute a sovraffollamento, penuria di personale, scarsa attenzione alle condizioni igienico-sanitarie dei detenuti; c) deficienze del sistema psichiatrico, in cui gli ammalati, a causa della carenza dei posti in strutture civili, vengono internati in «ospedali-prigioni», obbligando «le autorità mediche e giudiziarie a mantenere tali persone in un OPG (ospedale psichiatrico giudiziario), struttura carceraria, in assenza di possibilità di reinserimento nella società» (p. 32); d) pericoloso deterioramento del contesto politico e giuridico in cui prendono forma e si sviluppano le pratiche immigratorie e le procedure di richiesta di asilo, in esecuzione delle quali è necessario che la «pratica detentiva» non costituisca «la norma», poiché «il posto di un richiedente asilo non è in un centro di detenzione, o, in modo più generale, in un luogo in cui è privato della libertà di muoversi liberamente» (p. 40); e) il ricorso sempre più frequente delle forze dell’ordine alla violenza gratuita: «le manifestazioni di Genova nel 2001, ed altre manifestazioni, in particolare contro la guerra in Iraq nel 2004, hanno dato luogo a interventi della polizia e a un eccessivo ricorso alla violenza, compreso perfino l’uso di armi da fuoco» (p. 58); f) la questione dell’indipendenza dei media, visto che né la legge Gasparri (l. 112/04, relativa ai principi che disciplinano il sistema di diffusione, la RAI e l’autorità incaricata dal Governo di rafforzare la legislazione sulla tele-diffusione in Italia), né la legge Frattini (l. 215/04, relativa alla soluzione del conflitto di interessi), riescono, da un lato, a salvaguardare effettivamente il pluralismo dell’informazione, e, dall’altro lato, a garantire che i membri del Governo non utilizzino il loro potere a fini personali.