Quel bavaglio che opprime la sovranità popolare

EMERGENZA COSTITUZIONALE

Non sappiamo se, come si dice, maggioranza e governo si decideranno a insabbiare il disegno di legge-bavaglio. Quel che sappiamo, e dobbiamo ribadire, è che quel testo non ha fondamento.
Non mira, come si pretenderebbe, a garantire la privacy. È vero che l’inviolabilità del diritto alla segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione è garantita dalla Costituzione, dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, dalla Carta di Nizza. Ma è altrettanto vero che una eguale garanzia costituzionale è assicurata alla libertà di informazione e al diritto che le si connette, quello ad essere informati.
La stessa Costituzione prescrive che a bilanciare gli uni e gli altri si deve provvedere con legge. Quella vigente è il codice di procedura penale (articoli 266 e seguenti) che offre al diritto alla privacy la massima garanzia, quella stessa della libertà personale. E cioè: 1) previsione per legge dei limiti che incontra il diritto alla segretezza delle comunicazioni, 2) richiesta del pubblico ministero dell’autorizzazione a disporre l’intercettazione al giudice per le indagini preliminari che 3) provvede con decreto motivato 4) se e quando vi sono gravi indizi di reato e 5) l’autorizzazione è assolutamente indispensabile per la prosecuzione delle indagini. Una disciplina, questa, quanto mai convincente.
Massima garanzia dei diritti inviolabili non significa assolutezza dei diritti. Il costituzionalismo nacque per lottare contro l’assolutismo. Ed è coerente. Riconosce i diritti ma ne fissa anche i limiti. Per garantirli a tutti, alla vita, alla sicurezza, di ognuno, alla pacifica convivenza.
Ci si lamenta, giustamente, degli abusi intollerabili perpetrati pubblicando intercettazioni di atti coperti da segreto investigativo, violando quindi l’articolo 684 del codice penale. È dell’adeguatezza di tale disposizione che si dovrebbe allora trattare. Che andrebbe rivista, modificata, anche per precludere episodi inammissibili di protagonismo di (alcuni) sostituti procuratori. Invece, no .
A cosa si mira, allora col disegno di legge-bavaglio: a creare disordine sociale mediante diffusione della criminalità per poi intervenire con la repressione? O a precludere le intercettazioni come strumento di indagine? Se la prima ipotesi è del tutto improbabile perché escluderebbe l’Italia dall’Europa. La seconda comporterebbe nondimeno che l’attenuazione della lotta all’antistato, alla criminalità organizzata. Si è comunque di fronte alla compressione di una delle grandi conquiste della modernità: la libertà di manifestazione del pensiero di chi informa, di chi è informato. In discussione è il fondamento della Repubblica.
Spetta soprattutto a noi ormai, cittadine e cittadini, difendere la democrazia. Dobbiamo assisterla, curarla, proteggerla, soccorrerla. E lo dobbiamo ogni giorno. Dobbiamo vigilare ogni giorno perché, in Italia, ormai è ogni giorno più in pericolo. A tutelarla, a garantirla sono venuti meno alcuni dei pilastri che finora, come in tutti i Paesi civili, la assicuravano insieme a tutti gli organi dello stato-apparato. Alcuni di questi, invece, da qualche tempo, in Italia, la minacciano, la incrinano, la violano con insistenza continua. Il Parlamento non è più un baluardo della democrazia. La rappresentanza politica è stata distorta. Alla Camera ed al Senato non abbiamo i nostri rappresentanti. Coloro che vi seggono non sono stati scelti da noi ma da cinque signori che, formando la lista dei candidati, hanno collocato al vertice di queste liste i più fedeli dei loro amici. Camera e Senato hanno perduto così la loro fondamentale ragion d’essere, quella di rappresentarci. Di difendere, assicurarci, di tutelare i nostri diritti. Il Governo cui hanno votato la fiducia ne è il riflesso, anzi è il Parlamento che è diventato il riflesso del Governo. La sua maggioranza è all’obbedienza di chi ha formato la lista degli eletti, è all’obbedienza del Presidente del Consiglio. Può dare però la prova contraria. Noi gliela chiediamo, le chiediamo di smentirci, di dimostrare che non ha perduto ogni parvenza di rappresentatività. Le chiediamo di non votare la legge-bavaglio.
Bavaglio duplice. Perché incide sulla libertà di informazione e di manifestazione del pensiero su fatti, vicende, questioni, comportamenti rilevanti per la vita associata, per la sicurezza, per la convivenza, per la legalità. Bavaglio, come si è constatato, al diritto all’informazione, sancito dalla Cedu, dalla Carta di Nizza divenuta efficace, riconosciuto dalla nostra Corte costituzionale, diritto presupposto, implicato, conseguente, connesso alla democrazia, alla qualificazione ed al fondamento della Repubblica, alla sovranità popolare. Se questa espressione ha un senso, se va presa sul serio, essa sta a significare che il potere supremo in Italia, come conformato dalla Costituzione, spetta alla pluralità delle donne e degli uomini di questo Paese. Sta a significare che una frazione della sovranità spetta a ciascuna e a ciascuno di noi. Ciascuna e ciascuno di noi, per un frazione minima, ma eguale e totale, se riferita a tutta la pluralità, è sovrano.
Domando: può esserci un sovrano, può essere esercitato il potere sovrano senza informazione, senza conoscenza, senza che il titolare, per fortuna costituzionalmente plurimo, sappia e possa informarsi, sapere, conoscere? Possa e debba essere munito dei mezzi necessari e sufficienti per sapere dei rapporti reali, delle condotte effettive, della conduzione concreta della cosa pubblica, dei bisogni collettivi, diffusi, delle aspirazioni, dei progetti dei singoli e delle masse, per valutare, comparare, discernere, mediare, scegliere? La risposta è scontata, ovvia, univoca, ineccepibile. Dobbiamo imporla. Se non vogliamo perdere la dignità e la speranza. Se non vogliamo tradire il compito che la storia assegna ad ogni generazione di liberi e di eguali, liberi perché eguali, eguali perché liberi, di perpetuare ed incrementare libertà ed eguaglianza ed offrirle più ampie e più intense alle nuove generazioni. Dobbiamo imporla questa risposta. Sì, all’onorevole Berlusconi ed ai suoi laquais.