L’occasione per continuare la riflessione sul rapporto tra diritto, economia e società all’interno dell’UE è offerta, in questi giorni, dalla decisione – ormai prossima – degli organi comunitari sul nuovo quadro normativo di vigilanza finanziaria nell’UE.
All’attenzione dei lettori si propongono tre documenti (Conclusioni del Consiglio europeo, una proposta di regolamento e una proposta di direttiva, risalenti al 2009, e che tuttavia rappresentano l’odierna base giuridica di discussione dei futuri provvedimenti europei di regolazione dei meccanismi finanziari all’interno del mercato unico), che mettono in luce l’orientamento generale e la ratio della normativa che dovrebbe trovare approvazione nei prossimi mesi.
In particolare, l’esperienza della crisi finanziaria ha indotto gli organi di governo dell’UE a creare giuridicamente tre nuove authorities comunitarie, incaricate di vigilare, rispettivamente, sulle banche (EBA, Autorità bancaria europea), sulle assicurazioni (EIOPA, Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali) e sui mercati finanziari (ESMA, Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati). Il quadro europeo globale di vigilanza finanziaria prevede, poi, l’istituzione di un Comitato europeo per il rischio sistemico (ESRB), incaricato di controllare e valutare i potenziali rischi per la stabilità finanziaria derivanti dallo sviluppo delle variabili macroeconomiche del sistema finanziario nel suo complesso.
Non è questa la sede per discutere sul piano analitico, dal punto di vista del diritto pubblico e costituzionale, la struttura giuridica di queste decisioni dell’UE. Sia per ragioni di spazio sia per ovvie ragioni connesse alla non definitività dei provvedimenti in corso di approvazione.
I documenti proposti in lettura, tuttavia, potrebbero essere utili per tentare di comprendere l’indirizzo politico del governo dell’UE in materia, e che cosa voglia dire – nel linguaggio istituzionale – apprestarsi a «rinnovare il contratto economico e sociale tra gli istituti finanziari e la società» (Conclusioni Consiglio europeo, p.to 15).