Pluralismo giudiziario e correntismo nell’attuale crisi di identità della magistratura

Professore ordinario di Diritto costituzionale. Università degli Studi di Torino

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Abstract

Ita

Le recenti vicende di cronaca che hanno messo in luce modalità patologiche di funzionamento del governo autonomo della magistratura rischiano di mettere a repentaglio il prestigio stesso dell’ordine giudiziario e la posizione di indipendenza che la Costituzione gli assegna. A essere messo in discussione è lo stesso valore dell’associazionismo giudiziario, semplicisticamente degradato a “correntismo”. Il pluralismo associativo nella magistratura è l’effetto di una trasformazione nella struttura dei rapporti interni dell’ordine giudiziario non solo consentita ma addirittura presupposta dalla Costituzione. La costituzionalizzazione del pluralismo sociale comporta una modifica nel modo di essere della giurisdizione, cui non si attagliano più le caratteristiche strutturali che impregnavano il modello burocratico-verticistico accreditato nello Stato autoritario. Il pluralismo della magistratura, inteso come “pluralità dei punti di vista”, è dunque un tratto ineliminabile della sua attività. Ciò non ha nulla a che fare con il correntismo. Quest’ultimo è una malattia degenerativa del pluralismo. Esso ha progressivamente intossicato il pluralismo giudiziario nel momento in cui la contrapposizione tra le correnti (e quella interna nelle correnti) ha cominciato ad avere, quale principale terreno di scontro, la mera lotta per il potere e il rapporto con il potere. Alcuni interventi normativi (sull’accesso dei magistrati alle cariche elettive, sugli incarichi extragiudiziari, sull’organizzazione dei lavori del Csm, sull’elezione della componente togata di quest’ultimo) possono contribuire a ricondurre il pluralismo giudiziario alla sua funzione costituzionale. Ma soltanto un radicale e profondo cambio di mentalità, una rinnovata consapevolezza circa il ruolo cui la Costituzione chiama il potere giudiziario, potrà davvero guarire la grave malattia che lo ha colpito. La prima riforma, da questo punto di vista, non potrà che essere una riforma delle teste.

En

Recent news involving pathological way of functioning of the Superior Council of the Judiciary compromise the reputation of the Judiciary and its constitutional position of independence. The principle of the judicial associationism itself is under question, downgraded to a fight among factions (the so called “correnti”). The pluralism inside the Judiciary is the effect of a structural transformation of internal relations of the judicial order, allowed and assumed by the Constitution. The constitutionalisation of social pluralism involves a change in the way of being of the jurisdiction, which has lost its traditional top-down bureaucratic features, dating from the authoritarian model of 19th Century State. The pluralism of the Judiciary is a pluralism of the points of view, and it is an essential feature of its activity. This has nothing to do with the “correntismo” (a fight among factions). The “correntismo” is a degenerative disease of the pluralism. It has gradually poisoned the pluralism inside the Judiciary when the contrast among factions and inside them has begun to have, as main battleground, just the fight for power and the relationship with the power. Some regulatory measures (about access of magistrates to political offices, about non-judicial assignments, about the organisation of the Csm works, about the election system of the Csm itself) can help to restore the constitutional value of pluralism in the Judiciary. But only a radical and deep change of mindset, a new awareness of the role to which the Constitution calls the Judiciary, could really heal the serious disease affecting it. The first reform, from this point of view, can only be a reform of the heads.