Malattia mentale e suffragio universale: le aporie dell’isocrazia. Rileggendo “La giornata di uno scrutatore” di Italo Calvino

Professore ordinario di Diritto costituzionale – Università degli Studi di Torino

ABSTRACT

ITA

La rilettura della “Giornata di uno scrutatore” di Italo Calvino continua a offrire sorprendenti chiavi interpretative e a proporre spunti di riflessione interessanti. Il romanzo investe uno dei capisaldi della teoria della democrazia rappresentativa, quello che fa leva sul principio del suffragio universale e dell’uguaglianza tra tutti i cittadini nella partecipazione, attraverso il voto, all’esercizio della sovranità. Il saggio prende spunto dalle riflessioni di Calvino per proporre un itinerario storico attraverso le teorie che hanno affrontato il “problema democratico”. Partendo dalla questione del voto dei “matti”, degli “idioti”, degli “inconsapevoli”, dei “poveri di spirito” (come vengono definiti nelle pagine del libro), vengono messi a nudo alcuni paradossi dell’isocrazia. Questa presuppone l’uguaglianza del “valore” di ogni singolo voto (“uno vale uno”, come usa dire oggi). Ciò a sua volta presuppone l’uguaglianza del “valore” di ogni singola opinione che a quel voto è sottesa e dunque ipostatizza l’idea del cittadino educato e informato, ma anche consapevole e desideroso di essere e restare educato e informato, di formarsi – appunto – una “opinione” degna di essere paragonata e resa del tutto equivalente, sul piano del “valore”, alle altre. È lo iato tra questo figurino astratto e il “popolo sovrano” in concreto che da secoli affanna i teorici della democrazia. Il rischio è di restare stretti tra l’utopia di una democrazia esigente in cui uomini razionali tutti uguali, educati e informati, si rendono attivi esercitando così una essenziale “competenza morale” nell’arte del governo, e la “rozza materia” di cui parla Bobbio, che mette in crisi ogni idea del voto come “sacramento dell’uguaglianza”.

EN

On rereading “La giornata di uno scrutatore” by Italo Calvino, we keep finding amazing interpretation keys and interesting hints of reflection. The novel gets to one of the cornerstones of the theory of representative democracy: the principle of universal suffrage and the equality of all citizens in taking part to the exercising of sovereignty through the vote. The essay takes its cue from Calvino’s considerations in order to propose a historical path through the theories which have dealt with “the democratic problem”. Starting from the problem of the vote of “the mad”, “the idiot”, “the unaware”, “the simple minded” (as they are defined in the pages of the book), some paradoxes of isocracy are laid bare. Isocracy requires the equality of the “value” of each single vote, (“one is worth one”, as they say today). This implies the equality of the “value” of each single opinion under that vote and means that any citizen is considered educated and well-informed, but also aware and wishing to be and remain educated and well informed: that is to say, wishing to develop an “opinion” worth of being compared and made equal to the others as regards its “value”. The theorists of democracy have been worrying for centuries about the “hiatus” between this abstraction and the actual “sovereign people”. The risk is to remain entangled between the utopia of a democracy where rational men, all well educated and informed, make themselves active by exercising an essential “moral competence” in the art of governing and the “rough stuff” mentioned by Bobbio, which creates difficulties for any idea of the vote as a “sacrament of equality”.

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