Magistratura e politica

Magistrato ordinario

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Abstract

Ita

Il pensiero unico non ha dubbi: viviamo in un’epoca di impropria politicizzazione di giudici e pubblici ministeri, che ha sostituito un periodo felice in cui i magistrati erano apolitici e, per questo, autorevoli e circondati da generale consenso. La realtà, peraltro, è ben diversa. La massima politicizzazione dei magistrati si è avuta, nel nostro Paese, in epoca liberale quando pubblici ministeri e giudici erano, coerentemente con il dettato dello Statuto albertino, parte del sistema politico: con esso omogenei e direttamente partecipi dell’attività parlamentare e di governo. Tale situazione si è protratta durante il ventennio fascista. Il quadro e le prospettive sono cambiati con la Costituzione repubblicana, che ha definito un nuovo paradigma caratterizzato dall’alterità della magistratura rispetto al sistema politico, presidiata dalla soggezione dei giudici soltanto alla legge e dalla loro indipendenza «da ogni potere». L’attuazione della Costituzione è stata graduale ed è per molti versi incompiuta, ma oggi i “prestiti” di magistrati alla politica sono minimi rispetto al passato e l’antica omogeneità ha lasciato il posto a un accentuato pluralismo culturale. È questo che, in modo improprio e paradossale, viene chiamato “politicizzazione”.

En

The single thought has no doubts: we live in an era of improper politicization of judges and prosecutors, which has replaced a happy period in which the magistrates were apolitical and, for this reason, authoritative and surrounded by general consensus. The reality, however, is quite different. The maximum politicization of magistrates took place, in our country, in the liberal era when prosecutors and judges were, consistent with the dictates of the Albertine Statute, part of the political system: with it homogeneous and directly participating in parliamentary and government activity. This situation continued during the twenty years of fascism. The picture and perspectives have changed with the Republican Constitution, which has defined a new paradigm characterized by the otherness of the judiciary with respect to the political system, guarded by the subjection of judges only to the law and their independence “from all power”. The implementation of the Constitution has been gradual and is in many ways unfinished, but today the “loans” of magistrates to politics are minimal compared to the past and the ancient homogeneity has given way to an accentuated cultural pluralism. This is what, in an improper and paradoxical way, is called “politicization”.