Abstract
Ita
Il contributo, che muove i suoi passi dal cinquantesimo anniversario dello Statuto dei Lavoratori, è l’occasione per chiedersi se le norme in esso contenute rivestano ancora la loro utilità. Infatti, rispetto al contesto nel quale è maturato il progetto riformatore affidato a Gino Giugni, molto è cambiato.
I processi tecnologici, organizzativi ed economico-finanziari hanno cambiato sia il volto dell’impresa sia quello del lavoro nella sua fenomenologia accanto ad una regolazione via via più flessibile e “sregolata”. Con il trascorrere del tempo, dunque, ci viene consegnato uno Statuto dei Lavoratori “sbiadito”, diverso da quello originario e che non trova applicazione rispetto ad una platea di lavoratori sempre ampia.
Tuttavia, specie le norme che esprimono principi e regole di stampo costituzionale possono costituire, ora più che mai, un utile modello per il riequilibrio contrattuale delle parti del rapporto di lavoro, arginando così il potere del datore di lavoro.
En
For the celebration of the fiftieth anniversary of the Workers’ Statute, the Author aims to assess whether the rules contained therein still maintain their utility. In relation to the context in which the reform project entrusted to Gino Giugni developed, much has changed.
Technological, organizational and economic-financial processes have changed both the companies and undertakings and the work they incorporate, whose regulation has become increasingly flexible and “deregulated”. Over time, therefore, a “faded” version of the Workers’ Statute has appeared, partly due to the modifications in some of its provisions and partly due to its lesser scope in work relationships.
And yet, especially those provisions which express constitutional principles
and rules are most useful in order to achieve a contractual rebalancing of the parties involved in a work relationship, thus limiting the power of the employer.