La riforma del patto di stabilità e crescita: un’occasione per trasformare l’Europa o un maquillage per l’austerity che verrà?

Professore ordinario in Istituzioni di diritto pubblico. Università degli Studi Guglielmo Marconi

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Abstract

Ita

La pandemia da Covid-19 ha provocato un innalzamento senza precedenti nel debito pubblico degli Stati membri dell’UE, cui si deve aggiungere anche la quota di debito da essi contratta per avere accesso ai finanziamenti del Recovery Fund. Quest’ultimo ha anche sottoposto i Paesi fruitori ad una serie di condizionalità molto stringenti che hanno riportato in auge la teoria del vincolo esterno. Per fare fronte a tali condizionalità gli Stati membri hanno già cominciato ad adottare una serie di riforme e di misure che sembrano andare in una direzione meno espansiva rispetto a quella sinora seguita, una sorta di politica dell’austerità anticipata per riprendere il lungo percorso di riavvicinamento ai parametri di Maastricht. Sinora, infatti, le politiche anticicliche poste in essere per sostenere l’economia degli Stati afflitti dalla pandemia sono state possibili grazie alla sospensione delle regole del Patto di stabilità e crescita (PSC) che, però, sarà riattivato nel 2023. In questo saggio, dopo aver analizzato la situazione debitoria esistente in Italia e le spiegazioni di essa fornite dal suo Presidente del consiglio, Mario Draghi, si esaminano le varie proposte di riforma del PSC avanzate sia dalle Istituzioni UE, sia dalla dottrina. Da tale analisi si evince che o gli Stati membri concorderanno per una radicale modifica del Patto di stabilità e crescita e dei parametri di Maastricht, oppure sarà attuata una riforma soft mediante la revisione della normazione secondaria sovranazionale. In tale contesto, per non andare incontro alle consuete politiche di austerity che, in passato, hanno restituito risultati disastrosi per la democrazia e lo Stato sociale, si auspica l’elezione di una Costituente europea che renda possibile una vera svolta nei rapporti tra gli Stati membri dell’Unione. Se così non fosse, i Trattati sembrano destinati a rimanere meri accordi multilaterali di libero scambio.

En

The Covid-19 pandemic has led to an unprecedented increase in the public debt of EU Member States, to which must be added the share of debt they have contracted in order to have access to Recovery Fund financing. The latter has also subjected the beneficiary Countries to a series of very stringent conditionalities that have revived the theory of the vincolo esterno. In order to meet these conditionalities, Member States have already begun to adopt a series of reforms and measures that seem to be moving in a less expansive direction than the one followed up until now, a sort of anticipated austerity policy to restart the long process of rapprochement with the Maastricht parameters. Up to now, in fact, the anti-cyclical policies implemented to support the economy of the countries afflicted by the pandemic have been possible thanks to the suspension of the rules of the Stability and Growth Pact (SGP) which, however, will be reactivated in 2023. In this essay, after analyzing the existing debt situation in Italy and the explanations given by its Prime Minister, Mario Draghi, are examined the various proposals for reform of the SGP put forward by both EU institutions and doctrine. This analysis shows that either the Member States will agree to a radical modification of the Stability and Growth Pact and the Maastricht parameters, or a soft reform will be implemented through the revision of supranational secondary legislation. In this context, in order not to go towards the usual austerity policies which, in the past, have returned disastrous results for democracy and welfare state, it is hoped that a European Constituent Assembly will be elected which will make possible a real turning point in relations between the Member States of the Union. If not, the Treaties seem destined to remain mere multilateral free trade agreements.