Una denuncia civile
Premessa. E’ da un po’ di tempo che vado riflettendo sulla crisi del parlamentarismo italiano conseguenza della sciagurata interpretazione del sistema costituzionale e della forma parlamentare di governo operata di fatto dal regime maggioritario instauratosi in Italia a far data dai primi anni ’90[1]. Più di ogni altra cosa mi colpisce l’effetto di separazione che, nel Parlamento e non solo nel sistema mediatico, si è consumato tra la maggioranza di Governo, da una parte, e le opposizioni e le minoranze, dall’altra, determinando una scissione “in parti” della unitaria compagine parlamentare. L’esito di questa deriva – sostenuta e assecondata tanto dai governi di Centrosinistra[2], e da parte della dottrina, che dai governi di Destra – è, a mio avviso, la radicale trasformazione della forma di Stato italiana, scivolata di fatto da sistema democratico-rappresentativo a sistema di governo a mera legittimazione popolare del (solo?) Presidente del Consiglio. La letteratura sul tema è molta e molto ricca, per cui posso darne per scontato il richiamo in questa sede rinviando intanto alla amplia bibliografia riportata nei mie precedenti scritti[3].