La III Commissione dell’ONU ha approvato, il 17 novembre 2007, la risoluzione sulla moratoria mondiale della pena di morte www.daccessdds.un.org/doc/UNDOC/LTD/N07/577/06/PDF/N0757706.pdf?OpenElement: 99 voti a favore, 33 gli astenuti e 52 i paesi contrari tra cui una coalizione composta da Stati Uniti, Iran e Sudan, Cina e Egitto, di cui è stato bocciato un emendamento – insieme ad altre quattordici proposte di modifica – che tendeva a introdurre nella risoluzione la “domestic jurisdiction”, ovvero il principio secondo il quale nessuna disposizione della Carta può interferire con le prerogative sovrane degli Stati membri.
La risoluzione sulla moratoria, come tutti i documenti dell’Assemblea Generale dell’Onu, non ha valore vincolante e, tuttavia, ha un forte peso morale. Con essa si chiede “la moratoria delle esecuzioni in vista della loro abolizione”, si fa appello agli Stati che hanno la pena di morte a “ridurne progressivamente” l’uso e “il numero dei reati per i quali può essere imposta”. Con un rinvio ai principi della carta delle Nazioni Unite e “richiamando” la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, la risoluzione, inoltre, chiede al segretario generale Ban Ki-moon di far rapporto sulla sua attuazione alla 63esima Assemblea Generale che si aprirà a New York nel settembre 2008. La risoluzione passerà ora all’esame della Sessione plenaria delle Nazioni Unite, prevista per dicembre.
Sono 133 i paesi che hanno abolito la pena di morte nelle leggi o nella prassi. Nel 2006, solo 25 paesi hanno eseguito condanne a morte; il 91% delle esecuzioni ha avuto luogo in Cina, Iran, Iraq, Pakistan, Stati Uniti e Sudan. Il numero delle esecuzioni note ad Amnesty International, sempre nel 2006, è sceso a 1591, rispetto alle 2148 registrate nel 2005.
Parzialmente diversi i dati elaborati dalla ONG “Nessuno tocchi Caino”. Da essi risulta che i paesi o i territori che hanno deciso di abolire la pena di morte – per legge o in pratica – sono oggi 142. Di questi, i paesi totalmente abolizionisti sono 90; gli abolizionisti per crimini ordinari sono 10. La Russia, in quanto membro del Consiglio d’Europa è impegnata ad abolirla e, nel frattempo, attua una moratoria delle esecuzioni. Quelli che hanno introdotto una moratoria delle esecuzioni sono 5, mentre i paesi abolizionisti di fatto, che non eseguono cioè sentenze capitali da oltre dieci anni, sono 37.
I paesi che mantengono la pena di morte sono 54 (a fronte dei 60 del 2004 e dei 61 del 2003) ma solo 24 di questi paesi hanno effettuato esecuzioni nel 2005 (a fronte dei 26 del 2004 e dei 30 del 2003). Di conseguenza, è diminuito anche il numero delle esecuzioni nel mondo. Nel 2005 sono state almeno 5.494 (a fronte delle almeno 5.530 del 2004). Dei 54 paesi in cui vige la pena di morte, 43 sono paesi dittatoriali, autoritari o illiberali. In questi paesi, nel 2005, sono state compiute almeno 5.420 esecuzioni, pari al 98,7% del totale mondiale.
Un paese solo, la Cina, ne ha effettuate almeno 5.000, circa il 91% del totale mondiale. L’Iran ne ha effettuate almeno 113, l’Arabia Saudita almeno 90, la Corea del Nord almeno 75, il Pakistan 42, il Vietnam almeno 27, la Giordania 15, Mongolia, Uganda e Singapore 8, Kuwait e Yemen almeno 7, l’Uzbekistan 2. Per quanto riguarda l’Europa, l’unico paese che ha eseguito sentenze capitali (2) è stata la Bielorussia. Nel continente africano, vi sono state esecuzioni in Uganda (8), Libia (6), Sudan (4) e Somalia (1). Sono 11 i paesi democratici in cui vige la pena di morte. Cinque di essi, nel 2005 hanno proceduto a delle esecuzioni capitali: Stati Uniti (60), Mongolia (almeno 8), Taiwan (3), Indonesia (2) e Giappone (1).