Il G8, riunito a Londra il 10-11 giugno 2005, “cancella” il debito di 18 Paesi dell’Africa e dell’America Latina

Il Segretario al tesoro inglese John Snow, commentando le Conclusioni dei Ministri delle finanze del G8 del 10-11 giugno 2005 svoltosi a Londra ( “G8 Finance Minister’s Conclusions on Development, June 10-11, 2005, London”), ha affermato che, in questa sede, si è raggiunto un accordo sulla proposta di cancellazione del 100% dei debiti di 18 Paesi dell’Africa e dell’America Latina nei confronti della Banca Mondiale, della Banca Africana per lo Sviluppo e del Fondo monetario internazionale. L’accordo raggiunto parla di una cancellazione immediata di oltre 40 miliardi di dollari ma, in realtà, i 18 Paesi interessati potranno contare soltanto sulla cancellazione degli interessi che pagano, tra l’1,5 e i 2 miliardi di dollari, ossia meno di un terzo dei debiti effettivi. Occorre rilevare che il debito “cancellato” riguarda, di fatto, prestiti multilaterali effettuati dalle tre istituzioni finanziarie sopra menzionate. Il G8 si impegna, cioè, ad emendare quel debito assumendo le vesti di mero garante per ogni dollaro in meno che entrerà nelle casse delle tre istituzioni. Danaro, peraltro, già perso, in quanto da molto tempo i suddetti Paesi avevano smesso comunque di rimborsare i debiti e, prima ancora, gli interessi su quelle somme (la garanzia fornita dal G8 corrisponderebbe ad una semplice, seppur enfatizzata, presa d’atto dello status quo ante).
La situazione resta dunque immutata e mentre alcuni di quei Paesi abbisognano disperatamente di stanziamenti freschi il condono dei debiti sugli interessi resta un’operazione virtuale, si potrebbe dire una “partita di giro”, perché non viene emesso un solo assegno nuovo necessario ad effettuare investimenti nelle infrastrutture e nella soddisfazione dei bisogni sociali fondamentali (istruzione, sanità, ecc.), ossia nelle pre-condizioni essenziali di uno sviluppo reale e sostenibile. Resta, quindi, confermata, paradossalmente, l’immagine di Stati insolventi che si trascinano precariamente da una sanatoria all’altra. L’operazione di Londra assume quindi gli aspetti del paternalismo neocoloniale e dell’imperialismo mistificato da tratti umanitari e pseudo-democratici.