ABSTRACT
ITA
Il decreto legge n. 113 del 2018 si inserisce in continuità con i provvedimenti precedenti (in ultimo il “pacchetto Minniti”), coniugando sicurezza e immigrazione, proseguendo nel cammino della criminalizzazione del migrante e del dissenso.
Da un lato, vi è la decisione di respingere le persone, restringendo lo spazio del diritto di asilo e rendendolo sempre più ostile e vuoto di diritti; dall’altro, la volontà di reprimere il dissenso e rendere invisibile il disagio sociale.
È un provvedimento privo dei requisiti di necessità e urgenza, costellato di profili di incostituzionalità, eterogeneo, ma percorso da un fil rouge (o, meglio, noir): un intento repressivo, di limitazione, se non negazione, dei diritti, dal diritto di asilo alla libertà di manifestazione del pensiero, nella prospettiva di un nazionalismo iure sanguinis autoritario.
ENG
The Decree-Law No. 113 of 2018 is inserted without interruption with the previous provisions (lastly the “Minniti decrees”), combining security and immigration, continuing the path of criminalization of migrants and of dissent.
On the one hand, there is the decision of closing the borders, of restricting the space of asylum and of making it increasingly hostile and “empty” of rights; on the other hand, there is the will to repress dissent and make social poverty invisible.
It is a measure lacking the requirements of necessity and urgency, studded of issues of unconstitutionality and heterogeneous, but crossed by a fil rouge (or, better, noir): a repressive intent, a limitation, if not denial, of rights, from the right to asylum to the freedom of expression, in the perspective of an authoritarian iure sanguinis nationalismo.