Il Consiglio dei Ministri del 5 aprile scorso ha approvato un disegno di legge per l’accelerazione e la razionalizzazione del processo penale nonché per una più incisiva tutela dei diritti sostanziali in un contesto che coniuga coerentemente il principio costituzionale del giusto processo e quello della ragionevole durata.
Sottolineando il rispetto dei principi del contraddittorio, del diritto di accusa e di difesa, della parità delle parti e della terzietà del giudice, l’obiettivo della razionalizzazione non si limita a tagliare i tempi ma persegue quello superiore di un processo realmente equo da svolgere in maniera trasparente, comprensibile per le parti, efficiente e nel rispetto di presupposti di solidarietà.
L’obiettivo del provvedimento è quello di coniugare efficienza del processo e garanzie dell’imputato, operando sui vari istituti processuali in modo da distribuire il costo del recupero della celerità sui vari attori: polizia giudiziaria, pubblico ministero, difensore e imputato.
Tra le modifiche introdotte vi è la nuova fisionomia del regime delle eccezioni di incompetenza, la completa rivisitazione dei tempi di prescrizione del reato e degli istituti della recidiva e del calcolo delle circostanze (il sistema della legge cosiddetta ”ex Cirielli”), l’eliminazione del processo in contumacia.
Del tutto nuovo è l’istituto della messa in prova dell’imputato con sospensione del processo, un istituto di tradizione anglosassone finalizzato a sondare le possibilità di reinserimento sociale, che viene previsto per i reati medio-piccoli per i quali è comminata la sola pena pecuniaria o una pena edittale non superiore a tre anni e che ha dato notevoli risultati nel processo minorile.