Nella nota dell’01/07/2005, pubblicata in questa Rivista ed intitolata “Raccomandazione della Commissione europea sullo stato dei conti pubblici italiani: due anni di tempo per rientrare nei parametri del Patto di stabilità e di crescita”, si esponevano i contenuti della Raccomandazione della Commissione europea all’Italia. Tale Raccomandazione si prospettava in armonia con la lettera e lo spirito del ‘nuovo’ Patto di stabilità e crescita. Il ‘nuovo’ Patto ribadisce, infatti, la validità e l’efficacia dei parametri-soglia stabiliti a Maastricht (3% e 60%), ma prevede una maggiore discrezionalità politica nella valutazione dei “fattori significativi” che causano il mancato raggiungimento degli obiettivi quantitativi prefissati.
La Raccomandazione auspicava, pertanto, per l’Italia, il rientro, nel periodo di due anni, nei parametri del Patto medesimo. Si chiedeva, all’Italia, di riportare, in questo periodo di tempo, il rapporto tra deficit e PIL entro le soglie del 3% e di ricominciare la discesa, con ritmo soddisfacente, verso il tetto regolamentare del 60% nel rapporto tra debito pubblico e PIL (oggi attestato intorno al 106-107%).
Il Commissario agli Affari economici spiegava il “senso” della Raccomandazione. Egli evidenziava, infatti, la necessità di intendere la “dilazione”, concessa al governo italiano, non già come un’eccezione al rigoroso percorso di rientro previsto dal Patto, bensì come una richiesta precisa di interventi “strutturali”, da affrontarsi nel termine di due anni, anziché di uno, considerata la “bassa crescita economica” che caratterizza, attualmente, l’economia italiana nonché la “stessa dimensione dell’intervento” auspicato dalla Commissione. Un intervento che non può trovare, oggettivamente, realizzazione nel corso di un solo anno.
Il Consiglio Ecofin del 12 luglio ha accolto la proposta della Commissione e, quindi, ha approvato la procedura per deficit eccessivo nei confronti dell’Italia.
Secondo Eurostat il deficit italiano è, infatti, stabilmente sopra il 3% dal 2003 ed ha toccato, quest’anno, il 4,3%. Le previsioni, per l’anno prossimo, sono del 4,6%.
Il documento europeo chiede, formalmente, all’Italia, di “prendere le misure necessarie” per ridurre il disavanzo di “almeno l’1,6% del PIL nel periodo 2006-2007, rispetto al suo livello nel 2005. Almeno la metà dell’aggiustamento dovrebbe essere realizzato nel 2006”.
Devono, però, essere realizzati interventi di natura strutturale e, quindi, non saranno ammesse misure “una tantum” come sanatorie o condoni. Non verranno, inoltre, accettati, come giustificazioni, eventuali cedimenti congiunturali della crescita.
In relazione al debito che, ad oggi, si attesta oltre il 106% del PIL, il documento dell’Ecofin dispone che “deve ridursi sufficientemente, avvicinandosi al valore di riferimento del 60% ad un ritmo soddisfacente”.
Inizia, insomma, l’applicazione del ‘nuovo’ Patto di stabilità e crescita e l’Italia è il primo paese che sperimenta gli effetti della nuova architettura economica dell’UE, modificata lo scorso 20 marzo.