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Come ben noto, molte sono state le proposte di revisione costituzionale, ma nessuna come il ddl cost. AS 935 dell’attuale Governo ha fatto immediatamente sorgere tante radicali obiezioni: dalle iniziali audizioni presso la prima commissione del Senato, che hanno registrato tutta una serie di critiche più o meno radicali alle proposte, alle opinioni critiche espresse nei più diversi organi di stampa e poi nelle riviste giuridiche. Per l’ambiente dei giuristi, possiamo assumere come emblematiche le considerazioni a cui giunge un recente “paper” di Astrid1 (a cui hanno contribuito oltre trenta colleghi anche di diversa impostazione nei dibattiti degli ultimi anni sulle diverse proposte di modificazione costituzionale); in particolare le conclusioni del Capitolo sulla proposta di revisione costituzionale del Governo Meloni (attribuite a Cheli, Volpi e Bassanini) sono le seguenti: esistono «ragioni che rendono inaccettabile e inemendabile questo disegno di legge costituzionale; non solo per la sua inadeguatezza tecnica ma anche per il suo contrasto con i principi che reggono le basi della nostra democrazia rappresentativa». Infatti un “premierato” come quello ipotizzato nel progetto di revisione costituzionale non solo sarebbe una innovazione sconosciuta al costituzionalismo democratico che conosciamo, ma la qualità tecnica di varie parti della proposta governativa appare a volte sconcertante. La stessa presentazione del progetto ha vistosamente oscillato fra la grande enfasi iniziale della Presidente del Consiglio sul contenuto di trasformazione del progetto e la successiva sua rappresentazione piuttosto riduttiva (se non decisamente falsa) ad opera di alcuni Ministri ed esponenti politici della maggioranza, dinanzi alle prime corali obiezioni ed i diffusi rilievi critici che in tal modo si sarebbero alterati in radice pure i poteri del Presidente della Repubblica.