Con due interessanti pronunce la Corte europea dei diritti dell’uomo ha ravvisato una violazione dell’art. 8 CEDU (diritto al rispetto della vita familiare) in due casi concernenti il rifiuto del permesso di residenza e il relativo ordine di espulsione nei confronti di stranieri soggiornanti sul territorio olandese. I giudici di Strasburgo hanno rinvenuto nelle decisioni delle autorità nazionali l’assenza di un equo bilanciamento tra il diritto al rispetto della vita familiare dei ricorrenti e i superiori interessi nazionali prospettati dal Governo. La considerazione del benessere del nucleo familiare e dell’interesse dei bambini coinvolti, che la Corte ha reputato dovuta quando si discorra di determinazioni concernenti il soggiorno e l’espulsione di stranieri, è stata riconosciuta relativamente a due casi affatto diversi. Nel primo caso (RODRIGUES DA SILVA AND HOOGKAMER v. THE NETHERLANDS) il rifiuto di accordare il permesso di residenza ha interessato una cittadina brasiliana, da tempo soggiornante illegalmente in Olanda e madre di una bambina nata da una convivenza, poi interrotta, con un cittadino olandese; nel secondo caso (SEZEN v. THE NETHERLANDS), invece, analoga decisione ha toccato un cittadino turco che, sposato con una connazionale e padre di due bambini, ha visto ritirarsi il permesso in un primo momento accordatogli a causa di una condanna penale e di una temporanea interruzione della convivenza coniugale.