È attesa per oggi, 30 giugno, la sentenza del Bundesverfassungsgericht sul Trattato di Lisbona, stando a quanto comunicato ufficialmente dalla stessa Corte il 29 maggio 2009. Aspettando Karlsruhe potrebbe essere utile accennare, schematicamente, alle questioni in gioco, riservando ad altro momento una eventuale analisi più tecnica e di maggior respiro sul contenuto della statuizione giurisprudenziale.
In estrema sintesi: si tratta di sapere se e in quale misura il nuovo Trattato UE svuoti le competenze del Parlamento federale e violi il principio democratico tedesco. Ciò sia in relazione alla legittimazione, tramite esercizio della sovranità popolare, del Trattato sia in relazione al riparto di competenze sulle decisioni economiche fondamentali.
Il ricorso è stato presentato, tra gli altri, dal deputato della CSU Peter Gauweiler e dal gruppo dei Linke del Bundestag. Ad essi si è associato un gruppo di economisti e di politici (Markus Kerber, Joachim Starbatty, Franz Graf Stauffenberg e Dieter Spethmann) che vedono messi in pericolo, dal nuovo Trattato, i principi di sussidiarietà e di proporzionalità radicati nel Trattato istitutivo.
Il leader dei Linke, Oskar Lafontaine, ha evidenziato i due ordini di ragioni che hanno indotto il proprio gruppo parlamentare a sollevare la questione di legittimità costituzionale riguardo al Trattato di Lisbona: a) il fatto che la legittimazione democratica non tenesse il passo, in maniera sufficiente e adeguata, con il parallelo processo di integrazione europea; b) la circostanza che nel Trattato si codificasse e stabilizzasse un determinato modello di “ordine economico” che non solo, sul piano pratico, non ha dato buona prova di sé, ma che, inoltre, sul piano strettamente giuridico, si pone in contrasto con quanto statuito nel Grundgesetz, ove si rinviene, invece, una struttura normativa “aperta” per quanto attiene alla disciplina del Wirtschaftsordnung da realizzare, conformemente ai principi costituzionali dello Stato sociale.
Analogamente, l’avvocato del deputato Gauweiler, Dietrich Murswiek, ha sottolineato come il Trattato di Lisbona aumenti il noto deficit democratico dell’UE, di cui sarebbe sintomo non trascurabile l’innegabile incomprensibilità lessicale del testo per un normale e medio lettore.
Certo sia il Bundestag che il Bundesrat hanno già approvato il trattato di Lisbona. Ma non è senza significato che il Bundespräsident, Horst Köhler, proprio in attesa della decisione del giudice di Karlsruhe, non abbia ancora firmato l’atto di ratifica. Il tutto mentre nella stessa Polonia e nella repubblica CECA il procedimento di ratifica non si è ancora concluso e per l’Irlanda si prevede, in ottobre, un secondo referendum.