La riduzione del numero dei parlamentari e il futuro della rappresentanza

Professore ordinario di Diritto pubblico comparato. Università degli Studi di Perugia

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Abstract

Ita

Il progetto di legge costituzionale che riduce il numero dei parlamentari è corretto per il metodo in quanto ha un contenuto omogeneo come richiede l’art. 138 Cost. Tuttavia è stato accompagnato da alcune anomalie politiche, sia nell’approvazione finale alla Camera con il sostegno di partiti che in precedenza avevano votato contro, sia nella richiesta di referendum che è stata firmata anche da senatori che avevano votato a favore. Dall’analisi comparativa non si desume un’indicazione numerica chiara sul rapporto ottimale tra parlamentari e popolazione. In Italia vi sono state varie fasi relative alla fissazione del numero dei parlamentari e negli ultimi decenni la sua riduzione è stata ripetutamente proposta. Gli argomenti a favore che insistono sul contenimento dei costi e sulla maggiore efficienza non convincono, mentre ha più pregio quello che fa riferimento alla qualità della rappresentanza. Gli argomenti contrari sulla minore rappresentatività, sull’incidenza negativa sull’organizzazione interna delle Camere e sulla verticalizzazione del sistema politico-istituzionale colgono problemi reali ma danno per scontato che non vi saranno riforme correttive. Queste ultime devono consistere nell’adozione di un sistema elettorale proporzionale che dia piena libertà di scelta agli elettori, in revisioni costituzionali di riequilibrio e in modificazioni significative dei regolamenti parlamentari. La prospettiva è quella della cancellazione di ogni ruolo significativo del Parlamento o all’opposto di un suo rilancio quale organo fondamentale della democrazia costituzionale.

EN

The constitutional bill that reduces the number of the members of Parliament is correct for the method as it has a homogeneous content as required by article 138 of the Constitution. However, it was accompanied by some political anomalies, as for the final approval by the House of Deputies with the parties that had previously voted against, as well as for the request of a referendum that was also signed by senators who had voted in favour. The comparative analysis does not show a clear numerical indication about the optimal relationship between parliamentarians and the population. In Italy there have been various stages relating to the fixing of the number of parliamentarians and in recent decades its reduction has been repeatedly proposed. The arguments in favour based on cost containment and greater efficiency, are not convincing, while those grounded in the quality of representation are more founded. The contrary arguments, underlining the lesser representativeness, the negative impact on the internal organization of the Chambers and the “verticalization” of the political-institutional system, catch real problems but assume that there will be no corrective reforms. The latter must consist in the adoption of a proportional electoral system that gives voters full freedom of choice, some constitutional revisions for rebalancing representation and significant changes in parliamentary regulations. The prospect could be either the cancellation of any significant role of Parliament or, on the opposite side, its re-launch as a fundamental instrument of constitutional democracy.

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