1. Con questo mio contributo intendo dimostrare come la fragilità delle tesi sostenute in favore della legittimità del d.d.l. cost. n. 813 AS (n. 1359 AC)[1] sia già di per sé rivelatrice dell’illegittimità procedurale dell’attuale percorso “riformatore”, che al momento della presentazione al Senato di tale d.d.l. riguardava specificamente – pur richiamando anche i titoli I, II, III e V della Parte II – la forma di governo, il bicameralismo e il rapporto Stato-Regioni (ancorché sotto l’equivoca formula “forma dello Stato”), ma che ora, dopo le modifiche della Commissione Affari costituzionali del Senato, concerne esplicitamente gli interi titoli I, II, III e V nonché le «disposizioni della Costituzione o di leggi costituzionali strettamente connesse» a tali titoli.