Ringrazio Giuseppe Ugo Rescigno per il suo intervento critico sui miei Principia iuris. Teoria del diritto e della democrazia, 3 voll., Laterza, Roma-Bari 2007. Lo ringrazio per molte delle sue giuste osservazioni, che condivido. Ma lo ringrazio, soprattutto, per le sue domande e le sue osservazioni critiche, che mi consentono di dissipare taluni equivoci di fondo. Sono cinque, mi pare, le questioni più rilevanti da lui sollevate.
1. La prima questione riguarda la democrazia politica, cioè quell’elemento essenziale della democrazia che consiste nella partecipazione diretta o indiretta dei governati all’azione di governo, assicurata dal suffragio universale. Sotto questo aspetto, osserva giustamente Rescigno, il vecchio Stato liberale, nel quale il suffragio era limitato a una parte ristretta della popolazione, non era, per definizione, “democratico”. Rescigno aggiunge che un segno di maschilismo espresso dal nostro lessico giuridico è dato dal fatto che si parla spesso di “suffragio universale” anche con riferimento a quegli ordinamenti nei quali il suffragio era solo maschile e non anche femminile. Sono d’accordo: il suffragio “universale”, e quindi il principale connotato della democrazia politica, ricorre solo allorquando il diritto di voto è attribuito a tutte le donne e a tutti gli uomini in condizioni di parità. Ma io penso che vada aggiunto un ulteriore requisito: se è vero che la democrazia rappresentativa fonda la propria legittimazione sulla rappresentanza dei governati da parte dei governanti, cioè sull’autogoverno sia pure indiretto, il suffragio, per essere “universale”, deve essere esteso a tutti i governati, e quindi non solo ai cittadini ma anche ai residenti benché privi della cittadinanza: a tutti, insomma, non già in quanto cittadini ma in quanto residenti e perciò governati, inclusi quindi gli stranieri stabilmente immigrati che oggi vivono nei nostri paesi in quantità crescenti e in condizioni di inferiorità giuridica.