“Se la montagna non viene a Maometto”. La libertà religiosa in carcere alla prova del pluralismo e della laicità

Ricercatrice confermata di Diritto costituzionale – Università di Roma “La Sapienza”

Abstract

Il saggio ricostruisce l’evoluzione dell’ordinamento penitenziario nella garanzia dei diritti di libertà religiosa dei detenuti ed evidenzia come, nonostante alcune riforme, persistano significative discrasie nelle condizioni per il loro effettivo esercizio. Si sottolineano, in particolare, le disparità ancora sussistenti nel grado di tutela della libertà di culto e dell’assistenza spirituale e l’impossibilità di darne un giustificazione sulla base di un criterio meramente numerico. Anche all’interno degli istituti penitenziari si dovrebbe, peraltro, prestare attenzione alle esigenze dei detenuti prima che a quelle delle confessioni religiose, nel pieno rispetto dei principi costituzionali di eguaglianza e di laicità e in sintonia con il crescente pluralismo religioso.

The essay analyses the evolution of the Italian penitentiary law in guaranteeing prisoners’ rights to religious freedom and it highlights how, despite some reforms, many significant discrepancies persist in their implementation. It stresses, in particular, how disparities continue to exist in the protection of freedom of worship and in that of religious assistance. The failure to excuse those discriminations on a purely numerical criterion is strongly emphasized. Even within “total institutions” such as prisons a special attention should, however, be paid to the religious needs of prisoners before those of their religions, in full respect of the constitutional principles of equality and secularism, and in tune with an increasing religious pluralism.

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