Regolamenti parlamentari del 1971, indirizzo politico e questione di fiducia: un’opinione dissenziente

Sommario: 1. Premessa su una tesi fuorviante: i regolamenti parlamentari del 1971 come anticipazione della “stagione consociativa”. 2. Il difficile equilibrio tra rappresentanza e decisione. 3. La disciplina della questione di fiducia. 4. Considerazioni conclusive.

1. Premessa su una tesi fuorviante: i regolamenti parlamentari del 1971 come anticipazione della “stagione consociativa”

Vi è un’interpretazione tanto diffusa quanto fuorviante dei regolamenti parlamentari del 1971, che tende a considerarli, sia pure con diverse sfumature, come una sorta di anticipazione della futura stagione consociativa[1], o, comunque, individua nella “maggioranza regolamentare” che si formò attorno a quell’opzione riformatrice – soprattutto per effetto dell’inclusione del principale partito di opposizione (PCI) – una prima forma di sperimentazione delle maggioranze dei successivi governi di solidarietà nazionale[2]. Di qui, ancor oggi, le note polemiche sulla vocazione assembleare dell’impianto dei regolamenti parlamentari, fatto risalire a quella stagione politica e a quella svolta riformatrice[3].

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