Abstract
Questo contributo intende offrire una ricostruzione critica del dibattito relativo agli effetti della deregolamentazione del mercato del lavoro sull’occupazione e la crescita economica. Verrà evidenziato che la visione dominate, secondo la quale le politiche che accrescono la flessibilità del lavoro riducono il tasso di disoccupazione, è estremamente discutibile sia sul piano teorico sia sul piano del riscontro empirico.
Keywords: labour flexibility, employment, economic growth
The aim of this paper is to provide a critical reconstruction of the debate on the effects of labour market deregulation on employment and economic growth. It will be shown that the mainstream view – i.e. policies devoted to increase labour flexibility reduce the unemployment rate – is highly desputable, both on the theoretical and on the empirical ground.
Sommario. 1.Introduzione; 2. La visione dominante. 3. La precarietà come freno alla crescita: l’approccio postkeynesiano; 4. Un’analisi critica delle recenti politiche del lavoro in Italia; 5. Considerazioni conclusive; Bibliografia
Keywords: labour flexibility, employment, economic growth
1 – Introduzione
Almeno a partire dagli anni novanta, è diventata convinzione diffusa che l’elevata disoccupazione in Europa era (ed è) imputabile all’eccessiva rigidità del mercato del lavoro e del contratto di lavoro. Del tutto coerentemente con questa diagnosi, si è proceduto – con particolare accelerazione soprattutto in Italia – ad attuare politiche di progressiva precarizzazione del lavoro. Convenzionalmente, il grado di “flessibilità del lavoro” è misurato da un indicatore, elaborato dall’OCSE e denominato employment protection legislation, che fa essenzialmente riferimento alla libertà accordata alle imprese di licenziare con i minimi costi[1].