Le riforme istituzionali nell’Unione europea dopo Lisbona: un equilibrio precario*

1. Osservazioni preliminari e questioni di metodo

Nell’affrontare il tema dell’assetto istituzionale dell’Unione europea, la prima questione che si pone all’interprete è di natura eminentemente terminologica. Ci si può chiedere, infatti, se sia corretto o meno riferirsi a quel contesto con l’espressione “forma di governo”.

Una prima ragione, apparentemente poco significativa, può contribuire a sconsigliare l’uso di tale locuzione: il Trattato firmato a Roma nell’ottobre del 2004, nonostante adotti (rectius, dichiari di adottare) una Costituzione per l’Europa – e, dunque, investa complessivamente tanto il piano organizzativo, quanto quello assiologico – non si esprime nei termini anzidetti, ma il Titolo IV della Parte I, specificamente dedicato all’assetto organizzativo, si intitola «Istituzioni e organi dell’Unione».

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