Abstract
L’articolo si occupa della nuova disciplina dei licenziamenti individuali introdotta in Italia con le riforme del lavoro del Governo Renzi. L’autore discute la costituzionalità delle nuove norme a partire da una ricostruzione storica della giurisprudenza della Corte costituzionale. LE conclusioni sono molto critiche sia per le ingiustificate differenze di trattamento create dalla nuova normativa che per la regressione di tutele e diritti interconnessi con i principi della prima parte della Costituzione.
This paper deals with the individual layoff legislation recently introduced in Italy by the government led by Renzi. The author evaluates whether new rules comply with the constitutional law in the light of an historical review of the constitutional court jurisprudence. He judges the new legislation inconsistent with the constitutional law on two different grounds: first, because it will treat analogous case in an unjustifiably different manner; second, workers’ rights protected by the first part of the constitutional law.
SOMMARIO: 1. La riforma del lavoro e la Costituzione. Una discussione necessaria. 2. Tornando alle origini. Le prime decisioni della Consulta sui licenziamenti individuali: il recesso ad nutum. 3. Considerazioni a margine su alcune questioni attuali relative al sistema rimediale e alla discrezionalità legislativa. 4. Le differenze di trattamento nella giurisprudenza della Corte costituzionale: a) il problema del campo di applicazione (art. 11 l. n. 604/1966; art. 35 l. n. 300/1970); b) il problema delle categorie escluse. 5. Il regresso delle tutele: è solo questione di ragionevolezza. 6. Che valore ha l’uguaglianza per il legislatore italiano? 7. Conclusioni e brevi osservazioni sul (prossimo) referendum.