1. Correggerei il titolo, se mi è permesso. La ricchezza nazionale è un concetto patrimoniale, checché ne avrebbe detto Adamo Smith: se s’immagina uno stato patrimoniale, è possibile ricostruire tutta la ricchezza mobiliare e immobiliare, pubblica e privata (ma non la res nullius) in un paese, accanto al debito pubblico e privato. E’ bene ricordare che la ricchezza, in economia chiusa, è sempre eguale a zero, perché ogni debito incontra un analogo credito. In economia aperta non è così, ma – di nuovo – per il pianeta la ricchezza è sempre eguale a zero. La riflessione è certo solo filosofica, ma aiuta a ragionare sui concetti e, come direbbe il saggio, a pesarne la vanità. Naturalmente, non credo che l’intenzione degli organizzatori si rivolgesse allo stato patrimoniale della nazione; è più probabile che s’intendesse parlare del “valore aggiunto”, del reddito, del prodotto nazionale; qualcosa di più simile a un conto economico (nel quale, tuttavia, il lavoro non è un costo, e il salario è parte del surplus).