ABSTRACT
Negli studi critici di marca anglosassone si registra una crescente attenzione verso una Italian Theory. A questa linea di pensiero della filosofia politica italiana possono ricondursi autori anche molto diversi tra loro: da Vico e Machiavelli, passando per Leopardi, Cuoco, Croce, Gramsci e Gentile, fino a Tronti e Agamben. La fortuna di questa Italian Theory dipenderebbe dalla maggior capacità che mostra oggi la filosofia italiana rispetto ad altre tradizioni di pensiero di interpretare criticamente le dinamiche del mondo globale. Questa capacità, a sua volta, sarebbe da ricondursi ad una serie di caratteri generali che connoterebbero questo filone culturale, tra i quali: un carattere civile ma non nazionale, una vocazione interdisciplinare, una postura naturalmente critica nei confronti del potere.
Questo scritto trae spunto da questa riscoperta del pensiero italiano (di un pensiero italiano) per indagarne le sollecitazioni che da essa possono venire a uno studio del diritto costituzionale in una prospettiva storica e comparativa.
Per un verso infatti può ricostruirsi una Italian Theory specificamente giuridica che in parte coincide e in parte invece integra quella galleria di studiosi ora richiamata. Per altro verso, questo filone della cultura giuridica patria presenta a sua volta sviluppi propri, per molti versi distanti da quelli ai quali perviene la filosofia politica italiana nel tardo Novecento. In campo giuridico quei temi costituirono infatti terreno privilegiato di riflessione per i giuristi che si rifecero alla prospettiva dell’esperienza giuridica. Questo approccio agli studi giuridici infatti sviluppò una riflessione profonda sui temi dei rapporti fra storia e diritto e tra diritto e conflitto, a loro volta calati nella più generale questione della crisi dello Stato e della statualità del diritto, pervenendo ad esiti che ancora oggi possono essere di forte interesse per gli studiosi di diritto.
Among critical studies from English speaking countries we can register a growing interest towards an Italian Theory. This line of thought of the Italian political philosophy it’s connectable to a set of authors who differ deeply one from the other: from Vico to Machiavelli, going through Leopardi, Cuoco, Croce, Gramsci and Gentile, up until Tronti and Agamben. The success of this Italian Theory seems to depend on the fact that Italian philosophy today appears to be more able to interpret the dynamics of the global world, as compared to other traditions. This capacity, in turn, could be explained by a series of general features that characterize this cultural thread, namely (among others): a civic but not national approach, an inter-disciplinary vocation, a naturally critical posture attitude towards power.
This essay draws on this revival of the Italian thought (of an Italian thought) to investigate the challenges that can come out of it for the study of constitutional law from an historical and comparative perspective.
On one hand, in fact, we can reconstruct an Italian Theory of a specifically juridical kind, which in part coincides and in part rather complements the above mentioned gallery of authors. On the other hand, this line of thought of the national legal culture presents, in turn, its own developments, which in many senses appear distant from those reached by Italian political philosophy in the late Twentieth Century. In the juridical field those subjects became a privileged floor of investigation for jurists who took inspiration from the perspective of the juridical experience. This approach to juridical studies in fact developed a deep reflection on the issues arising from the relationship between history and law, and between law and conflict, issues which were in turn embedded in the wider question of the State crisis and of the statuality of law, reaching outputs that, still today, can be a source of strong interest for the scholars in the juridical field.