Osservazioni di Stefano Ceccanti.
Gentilissimi responsabili della rivista www.costituzionalismo.it
la prof.ssa Lorenza Carlassare mi chiama in causa in più punti del suo contributo sul disegno di legge del Governo di riforma della Costituzione e di ciò, pur nel radicale dissenso, la ringrazio. Stimo soprattutto l’onestà intellettuale e l’assenza di strumentalismi contingenti. So benissimo infatti che come io argomento le mie posizioni a prescindere dalla congiuntura politica (ero ieri favorevole alla 1/1999 con maggioranza opposta ed oggi continuo a ritenere giusto il modello di Premierato purché con adeguati contrappesi), so che anche Carlassare e Di Giovine (che commenta la 1/1999) sono rimasti coerenti in senso opposto. Così sarà anche nella prossima legislatura quando, in seguito alla probabile alternanza, e dopo la probabile incapacità dell’attuale maggioranza di approvare le riforme, altri, oggi sintonici con Carlassare e Di Giovine, mi scavalcheranno in “decisionismo” diventando favorevoli a quelle proposte scordandosi anche dei contrappesi.
Da attento lettore della Vostra rivista, che trovo sempre stimolante anche e soprattutto quando (ed è la maggior parte delle volte) non condivido i commenti, vorrei solo fare tre brevi considerazioni:
1- diamo a ciascuno il suo: la compatibilità del disegno dei poteri (tranne alcuni errati automatismi) del modello duvergeriano di Premierato con i principi della prima parte della Costituzione, è stata sostenuta ben più autorevolmente di me da Costantino Mortati, che per primo ha affrontato la questione nell’intervista a “Gli Stati” del gennaio 1973. Anzi per Mortati esso avrebbe avuto proprio la finalità di ridurre lo scarto venutosi a creare nel tempo tra la prima Parte, con i suoi fini esigenti, e la seconda, le cui norme razionalizzatorie erano state eluse dal sistema dei partiti. Per cui, proprio per dare effettività alla prima, si sarebbe imposta una revisione della legislazione elettorale in senso maggioritario e della seconda parte della Costituzione con norme tese al Governo di legislatura (scelta popolare diretta del Premier ricostruendo anche per via ingegneristica “quanto avviene in Inghilterra e come sembra richiesto in una democrazia di massa”). Considerazioni che poi Mortati ha ribadito e approfondito due anni dopo in sede di commento all’art. 1 Cost. nel Commentario Branca;
2- vorrei che fosse comunque chiaro, come si ricava esplicitamente dalla relazione citata, che non sostengo l’automatismo sfiducia-scioglimento e che considero grave l’assenza di nuove garanzie e di un forte statuto dell’opposizione, la cui assenza squilibra il progetto. Nella relazione le propongo in dettaglio;
3- non so che cosa abbia detto il prof. Duverger in presenza della prof. ssa Carlassare all’Aic e non dubito che, in sede di convegno, possa aver problematizzato le proprie elaborazioni su punti specifici del modello, come chiunque di noi fa in sedi di quel tipo riflettendo insieme senza dogmatismi. Tuttavia, poi, ciascuno di noi scrive e puntualizza ed è ciò che ha fatto più volte il prof. Duverger, confermando costantemente i punti-chiave del suo pensiero. In tal caso basti vedere l’ampia intervista a Giovanni Guzzetta, in “Appunti di cultura e di politica” n. 5/1990 e poi due testi che Duverger mi ha fatto l’onore di farmi tradurre, la relazione al Congresso della Fuci del 1996 (in “Rassegna parlamentare” n. 2/1996) e quella svolta a Trieste e Venezia nel 1997 (in “Diritto e Società” n. 2/1997).
Replica di Lorenza Carlassare
Qualche osservazione sull’intervento del prof. Ceccanti. Anzitutto non penso sia possibile attribuirgli la paternità di posizioni favorevoli al Premierato, tanto risalenti; è mia ferma opinione – sempre discutibile – che delle diverse versioni proposte il disegno governativo accolga la più inaccettabile, in sicuro contrasto con i principi dello stato di diritto democratico (Ceccanti stesso, del resto, ne lamenta la carenza di garanzie).
Difficile, comunque, richiamarsi a Mortati nel Commento all’art.1 del Commentario Branca. A parte l’intervista a Gli Stati (una Rivista – chi è troppo giovane non lo ricorda – nata in un momento particolare, espressiva di un certo ‘clima’), mi pare assai arduo ricavare precedenti a sostegno di odierne proposte dal pensiero complesso di un autore profondo, così attento al pluralismo, all’ampliamento degli strumenti di partecipazione politica, al “processo espansivo della società civile”. Processo la cui validità – si legge a p. 42 – è disconosciuta dalle opinioni ”ricorrenti” che, dubitando dell’idoneità delle masse popolari a formulare “giudizi consapevoli sulle decisioni politiche supreme“, sono indotte a considerare “fatto primario della democrazia il concorso popolare alla formazione di una leadership concorrenziale, e cioè a ritenere oggetto del metodo democratico solo la scelta, attraverso una libera competizione, di coloro cui riservare l’assunzione di quelle decisioni “ .
Non metto in dubbio che le opinioni di Duverger siano quelle descritte (a parte quel pentimento, forse fugace, che mi diverte ricordare): almeno per quanto riguarda alcune loro utilizzazioni italiane il mio intento era, e rimane, di confutarle nella sostanza.
Ciò che soprattutto mi preme sottolineare è che l’eventuale ascendenza illustre di un pensiero non vale a renderlo senz’altro condivisibile scientificamente parlando. Ciò è vero anche per Mortati, pur da ammirare come Maestro. Dell’illustre autore non condivido, ad esempio, l’idea di fondo che il ‘popolo’ sovrano si identifichi con il ‘corpo elettorale’, sentendomi viceversa vicina alla prospettiva opposta di Crisafulli (e di Esposito). Anche di altri, egualmente illustri, non condivido sempre ogni tesi e ne fornisco le ragioni. La ‘paternità’ non è un argomento.