Gianni Ferrara si è dimesso da Direttore di questa Rivista. Le motivazioni che lo hanno indotto a questa decisione sono espresse nella lettera inviata alcuni mesi fa ad un componente della Direzione, che pubblichiamo in calce a queste poche righe. Le questioni che pone sono assai importanti e crediamo debbano far riflettere tutta la comunità degli studiosi, nonché chiunque abbia a cuore le sorti della democrazia costituzionale non solo in Italia. All’interno della Rivista la discussione è già iniziata e – dal prossimo fascicolo – cercheremo di dare conto della nostra riflessione collettiva. Ma in questo momento è giusto dare la parola a Ferrara, senza ulteriori commenti, affinché siano chiare le ragioni di una scelta.
Gianni Ferrara ha fondato e diretto con estremo rigore e grande passione questa nostra impresa, tenendone saldamente in mano le redini e garantendone il successo. Nonostante i ripetuti tentativi di tutti i componenti della Direzione per convincerlo a proseguire nel suo impegno, egli ha mantenuto il suo proposito. Non evidentemente per caparbietà, ma – ancora una volta – per rigore e passione, posponendo le ragioni personali a quelle che sono apparse alla sua analisi le condizioni storiche entro cui tutti noi veniamo ad operare. Questo scrive nella lettera. Dimissioni intese come un atto di generosità, ma anche di orgoglio di un Maestro del costituzionalismo democratico che non si arrende al vento di un tempo difficile. Non sarà facile continuare in questa nostra impresa, nelle condizioni storiche complesse nelle quali certamente ci troviamo, e senza la sua direzione.