Sommario: 1. Il relativismo, la democrazia, la Chiesa cattolica – 2. I “mali del secolo” vengono da lontano… – 3. …e vanno lontano: l’ipotesi postsecolare è realismo politico o illusione prospettica? – 4. Conclusioni: la società pluralista non ammette l’assoluto.
di Francesco Rimoli
1. Il relativismo, la democrazia, la Chiesa cattolica
Quasi non passa giorno che non giungano, dal Vaticano, accuse di vario genere contro il relativismo. Ripetendo una condanna antica e costante, che va (per fare qualche esempio senza risalire troppo indietro) dalle proposizioni contro la modernità del Sillabo di Pio IX (nell’enciclica Quanta cura, del 1864), alla condanna del complesso fenomeno del modernismo da parte di Pio X (con l’enciclica Pascendi dominici gregis, del 1907), alle più recenti, severe critiche di Giovanni Paolo II, il quale nel razionalismo, e nell’incauto transito dall’esse di Tommaso al cogito di Cartesio, nonché nelle successive evoluzioni verso l’Illuminismo, vedeva l’origine di mali che sarebbero infine apparsi evidenti con le mostruosità dei totalitarismi del Novecento, la Chiesa continua a pensare che, al di là di qualche improbabile distinzione, il progresso sia di solito foriero di sventure[1]. E Benedetto XVI, dal canto suo, non può che concordare, sia pure con la maggior finezza del filosofo e il rigore del teologo per molti anni preposto all’aspro ruolo di defensor fidei[2].